Black Sabbath “Black Sabbath” (1969- Vertigo)
Partiamo ovviamente dal Metal più classico in senso stretto e su quelle bands che stanno all’origini del genere. Come detto i Black Sabbath possono essere considerati a tutti gli effetti i veri padrini del Metal e su questo non c’è molto da obiettare o aggiungere. Tony Iommi e soci sono riusciti a creare qualcosa di unico non essendo affatto influenzati da altre bands Metal perché appunto lo stavano creando inconsapevolmente e mettendo a punto tutti gli stilemi principali: grandi Riff epici, dark e potenti, voci evocative e descrittive, testi a volte più impegnati a volte più leggeri con tematiche sia reali che fantastiche o intime se non mistiche, sezione ritmica incisiva, fantasiosa e precisa e belle canzoni a volte più strutturate e quasi Prog, a volte più dirette e semplici. “Black Sabbath” è l’esempio di tutto questo, un brano e un album che dire fondamentale e iconico è dire poco. Una pietra miliare che seppur ancora non sgrezzata del tutto come i dischi successivi della band, rappresenta un diamante che si erge dal fango facendo risplendere di una luce a tratti tenebrosa ma anche dorata una nuova forma di Rock. Un uso inconsapevole e genuino del Tritono da parte di Iommi nel main riff del brano crea una suggestiva atmosfera albionica, nebbiosa e tetra attraverso la quale emerge pian piano una luce di Redenzione portata avanti da una melodia classicamente Rock che salva il protagonista dalla Dannazione e dalla misteriosa “Figure in Black” che lo chiama a sé subdolamente e minacciosamente e proveniente dagli abissi dell’Inconscio e dagli Incubi del protagonista come il dipinto gotico all’ennesima potenza di Heinrich Fussli, “L’Incubo” appunto. Questa perfetta fusione decisamente alchemica di Bellezza e Orrore, Benedizione e Maledizione, Occulto e Mistico, rendono il brano non solo un capolavoro con le voci sgraziate ma molto incisive al caso di Ozzy Osbourne, ma anche il futuro Totem di ogni grande canzone Metal. Tutto l’album poi si sviluppa in questo continuo incrocio tra Tenebre & Luce, Paradiso & Inferno. Brani come “N.I.B. (Nativity in Black)” con il loro carico luciferino e romantico in chiave anche ironica fanno da perfetto contraltare alla solarità sorprendente e fantasy di “The Wizard”, Yin & Yang perfettamente bilanciati e sempre presenti in egual misura in tutta la lunga e variegata discografia della band. Tony Iommi dimostra di possedere un gusto superiore e un’intelligenza davvero astuta, saper creare grandi songs e grandi riff tutti memorabili e mai dispersivi insieme ad assoli belli e melodici, pur non possedendo grandissime doti tecniche dovute anche alla menomazione di due dita dovute ad un maleaugurato incidente in fabbrica che avrebbero potuto compromettere definitivamente la sua carriera. Segno appunto che impegno, costanza e intelligenza possono dare sempre grandi soddisfazioni e doti magari inaspettate nel creare opere sempre fresche e mai noiose. “Behind the Wall of Sleep” con il suo incidere ipnotico e suggestivo riesce a creare un’atmosfera suggestiva e lovecraftiana come l’ispirazione principale del testo, “Evil Woman” è una cover molto riuscita dei The Crow, perfetta per il mood gotico di questa opera prima e che in origine aveva un titolo più lungo : “Evil Woman (Don’t Play your Games with Me). L’album ha anche un’altra cover, forse troppe per un primo album ma che in ogni caso non inficiano il risultato finale e anzi ben s’inseriscono nel contesto generale di differenti sonorità molto ben amalgamate, il blues torrido e lugubre di “Warning” degli Aynsley Dumbar Retaliation che presenta invece dell’organo dell’originale un lungo e suggestivo assolo di Iommi e parti sfumate e giocate da tutta la band in un clima molto free e quasi da jam che testimoniano l’origine blues/jazz della band ed è preceduta dalla intro “Sleeping Village” con tanto di scacciapensieri e chitarra acustica. L’album si chiude in modo minaccioso e poco consolatorio con “Wicked World”, primo vero e proprio brano scritto dalla band e preludio alla critica sociale, militaresca e anche politica presenta nei futuri capolavori della band a partire dalla storica “War Pigs”. Menzione a parte la suggestiva e bellissima cover art di Keef con tutto il suo carico gotico e misterioso e tipicamente albionica che sarà anche replicata da bands come gli Opeth nel loro primo capolavoro “Still Life”. La Dark Lady presente nella foto di Keef pare che andò a trovare proprio la band ad un concerto in patria dicendo di essere la modella della copertina non venendo totalmente creduta. Il nome della band deriva proprio dal cult horror del nostro Mario Bava “I Tre Volti della Paura”uscito all’estero come “Black Sabbath” e con protagonista lo storico Boris Karloff e lo stesso Iommi ha chiare origini italiane della sua famiglia tra Frosinone e la Sicilia. Unica nota nera del disco la famosa croce rovesciata che poi diverrà simbolo per eccellenza di tutte le sciagurate bands estreme, posta dalla casa discografica per ovvi motivi commerciali e da cui la band si allontanerà prontamente e totalmente indossando non a caso croci argentate di alluminio create dal padre di Ozzy e che anche esse diveranno un vero e proprio costume che sarà usato da bands sia Dark/Gothic che Metal o anche strettamente White/Christian metal, perché in effetti con il loro lato più mistico e solare la band stessa darà origine tra i vari sottogeneri anche al Metal Cristiano e in particolare con brani smaccatamente pieni di Fede come “After Forever”, non a caso coverizzata di recente proprio dai Re del White Metal, ossia gli Stryper di Michael Sweet senza dimenticare la versione più hardcore oriented dei Biohazard registrata per il celebre tributo “Nativity in Black” del 1994. L’alfa del Metal è proprio “Black Sabbath”, una “natività in nero” ma con nascosta una luce dorata.
Antonio Giorgio
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