Judas Priest "Stained Class" (1978- Columbia Records)
Dopo un altro tassello fondamentale nella loro discografia come “Sin After Sin” del 1977, il combo di Birmingham fa un ulteriore passo in avanti con un album tra i migliori prodotti dalla band, questo “Stained Class” che mostra i nostri ancora con un’immagine sobria lontana dal leather’n’chains a venire da lì a poco e questo si riflette anche nella musica, ancora legata alla prima produzione fatta di elementi legati al Prog Rock e all’Heavy Rock dei loro conterranei Black Sabbath oltre che l’Hard Rock classico di Led Zeppelin e Deep Purple, ma il tutto già proiettato in avanti verso nuovi traguardi e uno stile sempre più personale che farà scuola. Un nuovo batterista, l’ottimo Les Binks che da più energia alla band a partire dalla terremotante “Exciter”, brano che si propone come futuro modello per le varie “Freewheel Burning”, “Screaming for Vengeance” e “Painkiller”e firmando anche la gotica e mistica“Beyond the Realms of Death”, semi-ballad che sarà emulata da legioni di future Metal bands. Il disco mostra ancora quella prima e originaria classe della band lontana dagli stereotipi che lei stessa creerà a partire dall’acclamato “British Steel” e arrivando all’altrettanto celebrato “Painkiller”. Infatti è un album molto amato anche da musicisti Prog Metal come Jim Matheos dei Fates Warning tra gli altri e a ragione direi. Un album più da culto e reso famoso anche dal triste episodio ma con risvolto finale positivo della chiamata in corte d’appello per il sospetto di messaggi subliminali nella cover degli Spooky Tooth, tra l’altro prodotta da James Guthrie (Pink Floyd, Queensryche, Lou Gramm band tra gli altri), “Better by You, Better than Me” e che avrebbe ragazzi del Nevada al suicidio, accusa fantasiosamente portata in tribunale dalle famiglie dei due poveri ragazzi che avevano ovviamente ben altre motivazioni e problemi di carattere personale per giungere ad un atto così vile e terribile. La band venne ovviamente assolta per buona pace dei detrattori e nemici del Metal più sano e genuino. L’album si apre con la già citata “Exciter” aperta da una intro del nuovo arrivato Les Binks e incentrata su una tematica tipicamente priestiana tra Fantascienza e Fantasy Mistica di Eroi solitari e messianici e caratterizzata da melodie e armonie decisamente particolari e al limite della Musica Classica nella parte centrale. L’elemento che salta subito all’orecchio è l’impostazione vocale del dotato Rob Halford, che punta molto su tonalità estremamente alte per la sua voce tra Tenore e Baritono, cosa che sicuramente dal vivo gli causerà qualche problema considerando anche che a quanto pare il tanto celebrato “Unleashed in the East”prodotto dall’allora astro nascente della produzione Neil Kernon, è stato interamente ricantato da studio e per questo fu ribattezzato “Alive in Studio” ironicamente. Tuttavia bisogna dire che il nostro non esagera con i falsetti e sfida i limiti della sua voce naturale e piena risultando più elegante in questo. “White Heat, Red Hot” è un altro gran bel brano a firma Tipton pieno di groove e melodia con testi sempre molto curati e particolari. Il brano ingiustamente incriminato “Better by You…” è una cover decisamente riuscita con un Halford più rilassato e interprete di gran classe. La title-track è un classico epic della band, pieno di Romanticismo verso una mitica Età dell’Oro in cui l’Uomo era un Re senza macchia e peccato, al contrario dei tempi moderni. Brano decisamente memorabile. “Invader” è un brano Science Fiction tipico del periodo in cui i films di Spielberg come “Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo” la facevano da padrone o anche “Star Wars” di Lucas. “Saints in Hell”ha un tocco più luciferino e ambiguo e segue quello stile epic/gothic che sarà poi ripreso da bands come i Virgin Steele anche filosoficamente. “Savage” è un altro brano ribelle tipicamente priestiano con un grande Halford credibile cantore messianico e una band in gran spolvero. “Beyond the Realms of Death” è una power-ballad come detto in futuro clonata da moltissime Metal bands anche più estreme come “Fade to Black” dei Metallica, un brano più malinconico e dai toni pessimistici ma tuttavia fiero e epico con soli davvero degni di nota da parte di Tipton & Downing. Sarà ottimamente reinterpretata in futuro dagli Helstar di James Rivera, emulo di Halford, nel non memorabile “Multiples of Black”. Si chiude con “Heroes End”, brano incentrato sul concetto di Dannazione della Fama in Musica, al Cinema o altrove, un brano più bluesy e ancora una volta con un Halford superlativo. In definitiva un capolavoro alla stregua di “Sad Wings of Destiny” della prima parte della carriera della band e capace di segnare un’altra tappa importante nell’evoluzione del Metal. Classe pura e non macchiata da elementi più kitsch futuri.
Antonio Giorgio
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