Uriah Heep -" Demons and Wizards" (1972- Bronze Records)
Gli Uriah Heep sono insieme a Black Sabbath, Deep Purple e Led Zeppelin ( e aggiungo anche Rainbow seppur nati da una costola dei Purple)la band più importante nello sviluppo dell’Hard’n’Heavy Rock fino ad arrivare all’Heavy Metal propriamente detto negli anni Ottanta e sicuramente sono una band molto amata da diverse Power/Fantasy Metal bands (e anche Epic Metal/Viking Metal bands per certi versi) grazie al loro frequente uso di ambientazioni smaccatamente Fantasy. Ci sono anche albums senza questi elementi fantastici come l’ottimo e a tratti progressivo “Look at Yourself” o il quasi soul “Sweet Freedom” o anche “Salisbury”, ma la maggior parte dei loro albums hanno copertine e contenuti Fantasy e prova ne è anche le molte covers disegnate da Roger Dean degli Yes. Sono tutti buoni albums nella prima parte della carriera della band e difficile sceglierne il migliore tra il primo album “Very ‘eavy, very ‘umble”, “The Magian’s Birthday” e gli altri nominati, ma sicuramente “Demons and Wizards” rimane uno dei più amati e significativi. L’album parte con l’ariosa e fantasiosa “The Wizard” (song omonima al classico dei Black Sabbath dal primo album e in effetti anche dal testo Fantasy in fondo non troppo dissimile nello spirito) che ritrae perfettamente la bellissima cover art (da gustare nella versione Gatefold dell’ellepi) disegnata con la solita maestria e immaginazione da Roger Dean. Il singer originario della band David Byron è sicuramente il tratto più distintivo della band con il suo tono caldo e ricco di falsetti che saranno grande ispirazione per il luciferino King Diamond e non solo, insieme all’hammond e le tastiere del polistrumentsita Ken Hensley, vero leader e motore compositivo, senza dimenticare il drumming caratteristico di Lee Kerslake e il chitarrismo semplice e mai invadente di Mick Box, unico superstite di questa line-up storica completata dal neo-zelandese Gary Thain al basso. “Traveller in Time” è più fantascientifica e pre-Power Metal alla Gamma Ray (infatti Kai Hansen e soci hanno tributato diverse volte la band con covers di “Look at Yourself” e “Return to Fantasy” ad esempio) e la breve e soul “Easy Livin’ ” dove Byron è sempre supportato dai coretti in falsetto della band è uno dei loro classici più amati coverizzata ottimamente da D.C.Cooper dei Royal Hunt nel suo ottimo debutto solista ma anche da W.A.SP. in “The Electric Circus” e molti altri. “Poet’s Justice”è un altro pezzo notevole e celebre, una Heavy Rock song bluesy e “poetica” con cori alla Queen (o meglio i Queen prenderanno anche da loro). Non va molto bene con “Circle of Hands” che chiude il Lato A, che chiaramente sempre scopiazzare non poco il leit-motiv di organo e mellotron di “At the Court of the Crimson King” dal primo storico album dei King Crimson, manifesto del Prog: unica vera caduta di tono di un grande album. IL Lato B si apre con “Rainbow Demon” è un brano Fantasy che fa il verso al titolo e perfetto contraltare più Dark alla solare opener “The Wizard”, brano epico ottimamente con cori dai vibrati tipicamente seventies e coverizzata dalla band Black/Viking/Folk Vintersorg sul bel “Cosmis Genesis”. Si cambia con registro con l’allegra e quasi funky e rhythm’n’blues “All My Life” con coretti fantasiosi e un Byron anche in falsetto e vicino al classico Gillan, mentre la seguente “Paradise” è decisamente una ballad particolare e sognante, un altro grande brano di un grande album che si chiude con la bella “The Spell”, altro brano ironico e allegro con un’impronta rockabilly e divertita con un bell’ostinato del basso e uno stacco dal sapore più Prog e Sinfonico alla Moody Blues di grande effetto e slide guitars efficaci di Box accompagnate da cori immaginifici che chiudono magicamente l’album più amato della band di Hensley e soci, e non a torto il più amato.
Antonio Giorgio
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